Enna: concluse le giornate di studio su Napoleone Colajanni

Paolo Garofalo
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Concluse le giornate di studio Med. Mez. per il centenario della morte di Napoleone Colajanni tenute nell’Auditorium dell’Università Kore di Enna nel mese di novembre. Le registrazioni dei presenti obbligate dalle norme anti-Covid ha consentito di certificare più di 400 presenze in sala durante i lavori e la registrazione dei lavori sul sito web di Radio Radicale che è stata media partner sta consentendo una ulteriore diffusione delle riflessioni che sono state argomentate nella tre giorni.

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Se le prime due giornate si sono avvalse di storici, antropologi e sociologi di fama nazionale, la terza giornata si è caratterizzata sulla visione del fenomeno mafioso, partendo dal solenne “Nel Regno della Mafia” di Napoleone Colajanni fino ai giorni nostri con ospiti di eccellenza del panorama nazionale.

Eugenio Bonanno del Centro Studi Med Mez e la professoressa Agata Ciavola, coordinatrice di Scienze Strategiche e della Sicurezza della Kore, hanno introdotto i lavori che Giacomo Mulè, preside di Scienze dell’Uomo e della Società della Kore, ha moderato affrontando i temi della criminalità organizzata, partendo dagli scritti di Colajanni.

Serafina Buarné, già responsabile Anticorruzione e Segretaria Generale di Roma Capitale, ha ripercorso i temi che con “La Corruzione Politica” del 1888 Napoleone Colajanni tracciava come perversione del potere e che la Buarnè ha raccontato arrivando fino all’esperienza di quella inchiesta che giornalisticamente è stata definita “Mafia Capitale” e che la Buarnè ha seguito direttamente essendo la Responsabile dell’Ufficio Anticorruzione di Roma prima di prendere la guida della Segreteria Generale.

Fonte di dimostrazione di come in un ambiente a trazione maschile, come quello delle Forze dell’Ordine, le donne possono avere successo e ricoprire ruoli apicali è stato l’intervento e l’esempio della Prefetta Isabella Giannola che ha ricoperto il ruolo di Vice Capo Nazionale dei Servizi Segreti. La Giannola ha prima raccontato alle giovani studentesse in sala la sua esperienza incoraggiandole a seguire le proprie passioni e farle diventare professioni e ha poi esposto alla platea parte degli strumenti di contrasto alla criminalità mafiosa attraverso il sistema di interdittive antimafia e di norme contro l’inquinamento mafioso negli enti locali.

La giornalista di Live Sicilia e coordinatrice del mensile antimafia “S” Laura Distefano ha raccontato, con una passione rara e intelligente, l’evoluzione della mafia catanese e del modello “Santapaola” per cui l’inquinamento mafioso del potere dello Stato vale più di una guerra aperta nello stile dei corleonesi e, come ripreso anche nei lavori del pomeriggio, di come l’icona del capomafia etneo sia ancora suggestiva in molti giovani, nonostante l’ex boss è in carcere dal 18 maggio del 1983, quindi da quasi trent’anni.

I lavori della mattina hanno avuto un ospite molto atteso, il Procuratore Aggiunto della Procura antimafia, la DDA di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, che intervenendo in streaming per motivi di sicurezza, ha ripercorso le tappe storiche della ‘ndrangheta, non più solo calabrese – ha sottolineato Lombardo – e dei collegamenti con le altre mafie, i cartelli della droga e il livello imprenditoriale, massone e politico, come emerso dalle ultime inchieste sul periodo stragista delle quali il Procuratore Aggiunto è stato titolare insieme ad altri magistrati della DDA impegnati in quel fronte complesso della ‘ndrangheta, oggi riconosciuta come una delle organizzazioni criminali più violente, organizzate e potenti al mondo.

La giornata ha raccolto anche due interventi che non erano programmati, ad inizio mattina i saluti del Senatore Fabrizio Trentacoste che ha ringraziato Med Mez e la Kore per aver dato i giusti onori al politico ennese. La fine della sessione antimeridiana è stata invece sottoscritta dall’intervento dell’Onorevole Marco Zambuto, Assessore Regionale alle Autonomie Locali, che ha portato i saluti del Governo Regionale e si è intrattenuto sulla figura del Colajanni, e riprendendo lo storico scritto su “Le Istituzioni Municipali” di Colajanni, ha tracciato la necessità di una sempre maggiore autonomia dei comuni, arrivando agli ultimi giorni e di come la pandemia ha rideterminato, se ve ne fosse ancora bisogno, la centralità dell’Ente Locale.

Nel pomeriggio, dopo l’introduzione di Francesco Nasonte di Med Mez con i saluti del coordinatore di Scienze criminologiche della Kore Sergio Severino e di Tiziana Arena di Med Mez, è iniziato il rush finale di una “tre giorni” che ha registrato riconoscimenti importanti. Dopo la disanima del Colajanni fatta dal sociologo Roberto Cipriani, Emerito dell’Università di Roma 3, il Direttore Responsabile di Paesi Etnei Oggi e giornalista di Live Sicilia Fernando Massimo Adonia ha condotto i lavori del pomeriggio che hanno visto interpreti tre figure diverse e complementari dell’impegno e della cultura antimafiosa: il Presidente della Commissione Regionale Antimafia On. Claudio Fava, il Magistrato Alfonso Sabella, componente del pool antimafia di Gian Carlo Caselli, la cui intensa a attività investigativa portò alla cattura di Bagarella, Aglieri, i fratelli Brusca e centinaia di altri mafiosi di spicco, e il giornalista di “Domani” e scrittore di mafia Attilio Bolzoni.

Incalzati dalle domande di Adonia, sono stati affrontati temi di attualità investigativa e giornalistica, partendo dal periodo stragista della mafia corleonese che Alfonso Sabella ha raccontato con una passionalità intensa e caratteriale che è stata resa familiare agli italiani attraverso la serie televisiva Rai “Il cacciatore”. Sulla trattativa Stato-Mafia, sul ruolo dell’informazione e della formazione dei più giovani è intervenuto, con la lucidità che esprime nei suoi libri e nei reportage giornalistici, Attilio Bolzoni, firma storica di “Repubblica” che oggi si occupa di mafia nelle colonne di “Domani” e Claudio Fava, impegnato nel contrasto alla cultura mafiosa da decenni, oggi impegnato come Presidente della Commissione Regionale Antimafia nel Parlamento Siciliano, ha evidenziato il ruolo fondamentale dell’associazionismo delle scuole e degli enti locali soprattutto in alcune aree della Sicilia e di come il rigore della politica nella lotta al fenomeno criminoso deve estendersi nella prevenzione e quindi nell’educazione culturale.

Per tutti e tre i relatori, dal punto di vista della lotta giudiziaria ed investigativa, serve una normativa più efficiente che permetta di realizzare al meglio il metodo che inaugurò Giovanni Falcone, definito “follow the money”, in quanto la mafia di oggi si affida di più alla corruzione che non alla violenza.

Il Presidente del Centro Studi Med Mez Paolo Garofalo ha chiuso i lavori raccogliendo le indicazioni che sono venute nel corso delle tre giornate e anticipando che Med.Mez. si farà carico di esportare nelle scuole e nelle altre università il pensiero laico di Colajanni, unitamente alla cultura antirazzista ed integrante, antimafiosa, non violenta, meridionalista, mediterranea ed europeista, che sta alla base della costituzione del Centro Studi.

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