“Siamo davanti ad una situazione paradossale creata dai governi che si sono succeduti dal 2020 e che oggi va risolta senza se e senza ma – lo dichiara Sabrina Burgarello, presidente dei costruttori ANCE di Enna -. Negli ultimi sei mesi abbiamo raccolto lo sfogo disperato di decine di nostri colleghi che credendo nello Stato hanno firmato contratti e eseguito lavori che oggi ancora devono essere pagati. Ma lo Stato che ha creato il caos procedurale non sembra interessato al problema. Il Ministro dell’economia e finanze continua a barricarsi dietro a inspiegabili no e intanto decine di imprese, solo nell’ennese, rischiano una grave crisi di liquidità ed in alcuni casi il fallimento dato che fornitori e dipendenti non aspetteranno a tempo indeterminato”.
In Italia sono ben 15 miliardi quelli incagliati nelle maglie dell’isteria normativa e 25mila imprese sono quelle a rischio, secondo le stime dell’ANCE.
L’Associazione Nazionale dei Costruttori ha avanzato insieme all’Associazione delle banche (ABI) una proposta che prevede l’utilizzo di una parte dei flussi che mensilmente le banche versano allo Stato con gli F24 dei loro clienti, ma sul tavolo c’è anche la proposta di chiarire gli effetti sui crediti ceduti nei casi di sequestro preventivo.
“Altro che autonomia differenziata, la vera emergenza nazionale a cui occorre dare immediata risposta è quella dello Stato che non consente di sbloccare i crediti che vantiamo per legge. Guardiamo con interesse le soluzioni adottate dalla Provincia di Treviso e dalla Regione Sardegna che hanno acquistato crediti per compensare i tributi che dovrebbero pagare mensilmente. Ci appelliamo all’Assessore Falcone che sappiamo sensibile perché anche la Regione Siciliana adotti una soluzione simile, così come ci appelliamo ai Sindaci perché facciano altrettanto” prosegue Burgarello.
“E’ davvero incredibile come lo Stato che a fronte di circa 52 miliardi effettivamente spesi ne abbia incassati circa 128 ritenga – conclude – che uno strumento così potente per l’economia italiana, responsabile dell’aumento del PIL fino al 7%, debba essere abbandonato e a farne le spese debbano essere le imprese che gli hanno dato credito”.