Enna: Festival Talè Talè Talia, gli appuntamenti di martedì al Teatro Neglia

Luana Rondinelli
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Per la sua seconda giornata al Teatro comunale Francesco Paolo Neglia di Enna, il Festival nazionale Talè Talè Talia scava nella memoria più recente e mette al centro due storie contemporanee, diverse, ma ugualmente nevralgiche, per spiegare il bisogno di ribellarsi ad ogni forma di illegalità.

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La V edizione del Festival nazionale Talè Talè Talia, giunta adesso alla sua seconda parte, voluta da Patrizia Fazzi e Paolo Patrinicola, rispettivamente presidente e responsabile artistico dell’Associazione culturale Belvedere in collaborazione dell’Associazione culturale Caracò e con il sostegno dell’Assessorato Sport Turismo e Spettacolo della Regione Sicilia, ha come protagoniste le scuole e la comunità ennese.

Martedì la seconda giornata del festival si aprirà con l’intervista al giornalista d’inchiesta trapanese Giacomo Di Girolamo e lo spettacolo in streaming con le scuole “l’invisibile” su Matteo Messina Denaro, mentre alle 21 al Teatro Neglia Luana Rondinelli e i musicanti porteranno in scena “Sciara – prima c’agghiorna”.

“L’invisibile”, con la regia di Francesco Lambri, nasce per spiegare la terribile piaga della criminalità organizzata di Cosa Nostra a quanti qualsiasi sia la loro età, non hanno nozioni della recente storia italiana, e non hanno seguito le vicende storico-politiche che, nel grigio, hanno orientato il sentimento di un’intera nazione. Tra pagine di diario, pizzini veri ed inventati, lettere d’amore, di rabbia e di sfida, la storia del super latitante Matteo Messina Denaro, attraverso le lettere del giornalista trapanese Di Girolamo e i racconti di Abbate.

“Sciara- prima c’agghiorna”, opera teatrale/musicale con Luana Rondinelli per la regia di Giovanni Carta e le musiche dal vivo dei Musicanti di Gregorio Caimi, è tratta dal romanzo “Francesca Serio. La madre” di Franco Blandi. Quella di Francesca Serio, la madre di Salvatore Carnevale, il sindacalista barbaramente ucciso dalla mafia il 16 maggio 1955, è una vicenda umana e giudiziaria avvincente. È la storia di “Mamma Carnevale”, la prima donna che ebbe il coraggio di denunciare apertamente la mafia. La piccola e forte contadina dei Nebrodi, donna anticonvenzionale, nonostante non avesse studiato, si oppose fermamente agli stereotipi femminili del suo tempo e fu paladina della lotta alla mafia già nel secondo dopoguerra. Poverissima, separatasi dal marito, con il figlio ancora in fasce, si trasferisce a Sciara e, nel tentativo di dare un futuro migliore a suo figlio, sceglie il duro lavoro nei campi, accanto agli uomini, senza mai rinunciare anche ai lavori più pesanti: uno scandalo per una società che relegava le donne tra le mura domestiche. Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, il giovane Salvatore Carnevale sull’onda degli ideali del socialismo, comincia a occuparsi dei problemi dello sfruttamento dei lavoratori della terra fino a organizzare l’occupazione delle terre incolte e chiedere l’applicazione della legge di riforma agraria. Sottrae tempo al sonno per imparare “le parole”, quelle che legge nei giornali, attività che ritiene indispensabile per non farsi prendere in giro dai padroni. Non solo, nella sua povera casa, la sera organizza incontri con i contadini e insieme studiano il vocabolario, il libro che tiene costantemente sul suo comodino. L’attività del giovane contadino e sindacalista viene vista come un intralcio al potere dei proprietari terrieri e dei mafiosi.

La reazione non tarda: Turiddu Carnevale viene barbaramente trucidato dalla mafia il 16 maggio 1955. Francesca Serio, che già era stata accanto al figlio nelle lotte sindacali, dopo l’assassinio dedica la sua vita alla ricerca di verità e giustizia, denunciando i mafiosi che più volte avevano minacciato lei e il figlio, riuscendo a farli condannare in primo grado all’ergastolo, quali autori del delitto. Purtroppo, come accadeva in quegli anni, il processo d’appello ribaltò la sentenza. In Cassazione fu posta la parola fine alle speranze di giustizia di Francesca. Accanto a lei, in questa battaglia ci fu, dal primo giorno, Sandro Pertini, che non smise mai di sostenerla e di incoraggiarla. Specchio dell’Italia di quegli anni, il processo in Cassazione vide in posizioni opposte due futuri Presidenti della Repubblica: Giovanni Leone, difensore dei mafiosi imputati, e Sandro Pertini, che con l’Avvocato Francesco Taormina accompagnò le vicende giudiziarie della povera donna.

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