Fillea Cgil Sicilia: “Pochissime imprese, anche a Enna, hanno sospeso le lavorazioni per le alte temperature”

Salvo Carnevale
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Solo il 12,46% delle aziende, in media, nella provincia di Enna hanno fatto richiesta della Cassa Integrazione per il caldo eccessivo. A fare una prima indagine statistica sull’argomento è la Fillea Cgil Sicilia.

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“In provincia di Enna – comunica la Fillea Cgil Sicilia – prendendo come esame il mese di luglio 2024, abbiamo avuto un picco di 1964 lavoratori contrattualizzati in 393 aziende. Le ore lavorate sono state 234.595 e quelle di cassa integrazione sono state 5975”.

“Al di là di alcune inevitabili imprecisioni di una rilevazione statistica costruita sul campo e incrociando i dati di fonti come le casse edili, il sito della protezione civile e il worklimate.it (il sito di monitoraggio Inail) – dice Salvo Carnevale, responsabile salute e sicurezza per la Fillea CGIL Sicilia e Segretario Generale della Fillea CGIL di Enna – quello che emerge è una sostanziale insensibilità delle imprese edili rispetto al problema. E’ evidente che la maggior parte non abbia aderito alle indicazioni delle ordinanze, mandando al lavoro le maestranze”.

“C’è da dire che in provincia di Enna – prosegue la Fillea Cgil Sicilia – il dato rispetto alla media regionale è più basso poichè 14 comuni su 20 si trovano a una latitudine superiore a 600 metri e questo può incidere sul numero di ore giornaliere che hanno superato i 35 gradi. Ma ad ogni modo anche tenendo conto di questo dato oggettivo la scarsa considerazione del fenomeno da parte delle aziende appare inequivocabile. Non si può fare finta di nulla. Servono tutti i rimedi chiesti più volte dalla FILLEA CGIL. Tra i più importanti: monitoraggio permanente tramite applicativi alert, a disposizione della filiera del controllo e della vigilanza territoriale e aziendale finanche alla rappresentanza sindacale e aziendale e agli RLST; moltiplicazione stazione di misurazione temperature; sanzioni amministrative e penali aggiuntive rispetto a quelle previste; automaticità delle sospensioni grandi appalti; revisione del modello organizzativo”.

Sottolinea ancora Carnevale: “La nostra indagine dà luogo a considerazioni di tipo deduttivo. Se in una zona il 20% ha chiesto Cig per caldo, vuol dire c’era il requisito della temperatura rovente. Un requisito che evidentemente dal restante 80% delle imprese non è stato tenuto in considerazione. Come Fillea – conclude Carnevale – riteniamo che da un lato debba crescere la sensibilità sul problema, obiettivo per il quale la nostra iniziativa proseguirà, dall’altro le fonti istituzionali, a partire dall’Inps, devono attrezzarsi per il monitoraggio come anche tutte le Casse Edili. Insomma, ci stiamo già preparando ad affrontare una questione, quella delle alte temperature, non più emergenziale ma strutturale”.

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