Il Codacons, con il suo vice presidente regionale Bruno Messina, annuncia il deposito di un esposto alla Procura della Repubblica di Enna a seguito di quanto emerso da fonti giornalistiche sulla gestione dell’emergenza idrica nel territorio di Enna.
“Le informazioni riportate – dice l’avvocato Messina – solleverebbero seri dubbi sull’operato del gestore idrico, evidenziando presunte irregolarità e comportamenti poco trasparenti, che avrebbero danneggiato gli ennesi. Secondo le inchieste giornalistiche, infatti, la crisi idrica che ha colpito la città forse poteva evitarsi attuando la convenzione stipulata con il gestore Acquaenna, che prevede di utilizzare ed implementare le ricerche idriche. Dalle indagini condotte dalla stampa, supportata da un ex Assessore, sarebbe emerso che sin dal 1998 il fabbisogno idrico di Enna era coperto fino al 60% da pozzi e sorgenti locali. Poi, nel 2005, quando la gestione idrica passò ad Acquaenna, circa il 75% dell’acqua della città proveniva dai 5 pozzi di contrada “Bannata” e dalle sorgenti locali, riducendo l’acquisto da Siciliacque al 25%, con prelievi dalla diga Ancipa di Troina. Ma mentre l’acqua delle sorgenti e dei pozzi, essendo di proprietà statale, non ha costi, quella dell’Ancipa va pagata e ha un prezzo elevato rispetto agli standard italiani. La crisi idrica attuale e la conseguente dichiarazione di emergenza ha prodotto lo stanziamento di fondi pubblici per aprire nuovi pozzi in Sicilia; tuttavia, i guadagni derivanti dalle infrastrutture che verranno realizzate con tali fondi andranno, naturalmente, al gestore, che per l’acqua potrebbe pretendere prezzi ingenti. E ciò ai danni degli ennesi”.
“Comunque – continua Bruno Messina – stando sempre alle fonti giornalistiche, vi sarebbero state una serie di presunte irregolarità nella gara d’appalto, tra cui la nomina del RUP (Responsabile Unico del Procedimento) in conflitto di interessi, e ancora l’addebito illegittimo di costi ai cittadini, come partite pregresse e doppie cauzioni. Se questi comportamenti venissero confermati saremmo di fronte ad una grave violazione dei diritti dei consumatori e ad una possibile gestione fraudolenta delle risorse pubbliche. Pertanto – conclude – chiederemo alla Procura della Repubblica di Enna di fare piena luce sulla vicenda, indagando sulle modalità di affidamento dell’appalto, sull’attività posta in essere dal gestore idrico e sulla corretta allocazione dei fondi pubblici stanziati per fronteggiare l’emergenza. Non possiamo tollerare che i cittadini paghino il prezzo di una gestione inefficiente e opaca, né che i fondi pubblici vengano impiegati per avvantaggiare solo gli interessi privati”.