Ultimo weekend delle Vie dei Tesori a Enna e Leonforte

cortile chiesa San Marco a Enna
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Enna si mette in coda per entrare nel giardino delle monache Canossiane, e nel collegio dove gran parte delle (allora) bambine hanno studiato. Le religiose erano molto rispettate e ospitavano anche adolescenti di famiglie non abbienti o emigrate per necessità. Dai loro appunti, dalle lettere conservate nell’educandato e nella “scuola di lavori di casa”, balza fuori una vita tranquilla scandita dalle regole e dal rosario, ore che tante signore ennesi hanno voluto rivivere. E lo potranno fare ancora per un weekend, l’ultimo delle Vie dei tesori: sabato e domenica si potrà entrare ancora nel collegio, ma anche nell’orto frequentato dalle sole monache di clausura di San Marco. E in molti altri luoghi.

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Nella vicina Leonforte invece, al suo debutto nel festival, questo sarà il fine settimana dei sapori di una volta: cooking experience di antiche ricette e viaggio alla scoperta delle famose pesche “insacchettate” che qui sono anche presidio slow food. Questo ultimo weekend delle Vie dei Tesori si potranno ancora scorrere i manifesti dei veglioni teatrali, le lettere dei deportati durante la Guerra, e le storie di cittadini rinchiusi in manicomio, tra le carte dell’Archivio storico comunale; si entra nel Teatro Comunale da poco intitolato al compositore Francesco Paolo Neglia, e si ritrovano i disegni che Renato Guttuso realizzò per la rivista Il Lunario, esposti a Palazzo Chiaramonte; si scopre la tela di Pietro D’Asaro sull’altare della Chiesa degli Agostiniani e gli affreschi dei Borremans alle Anime Sante del Purgatorio.

Occasione unica anche la chiesa di Santa Maria La Nova, dove ci si muove tra reliquie, opere d’arte della confraternita del Devoto Collegio, e preziosi manoscritti del XV secolo. E se si vuole vedere Enna dall’alto, basta inerpicarsi lungo la scala a chiocciola della Torre di Federico che fa parte del circuito di Italia Romanica. Si potranno contare le tombe monumentali e le cappelle gentilizie del cimitero (sabato alle 11); si visiterà la città (domenica alle 17) al ritmo della musica in cuffia, o si potranno raggiungere, sempre domenica con Ascosi Lasciti, le case abbandonate dai minatori di Borgo Baccarato, una delle ghost town rurali di epoca fascista.

Un’esperienza a sé sarà la visita alla casa dello scultore Gesualdo Prestipino, artista ultranovantenne che aprirà eccezionalmente il suo studio sul lago di Pergusa e spiegherà le sue tecniche sperimentali. Qui, tra queste opere silenti, sabato alle 19, si muoverà Cassandra, la principessa troiana veggente destinata a essere inascoltata. La chiusura del festival è affidata a Mauro Lamantia e al suo malucumminatu, il personaggio di Petra in scena domenica alle 20.30 alla Torre di Federico.

Questo terzo e ultimo fine settimana a Leonforte avrà un sapore particolare e non è un modo di dire: perché questa è la terra della pesca insacchettata (ve lo spiegheranno: la pesca a giugno si chiude in un sacchetto ma resta appesa al ramo, a fine settembre avrà assunto un colore e un sapore indescrivibile, tanto da essere presidio Slow food) e il festival porterà in un pescheto nato nell’antica filanda del paese, l’ex cotonificio (per i tempi all’avanguardia) che fu inaugurato nel 1843. Nell’azienda dei fratelli Gervasi si scoprirà quante cose si possono ottenere da una pesca, e alla fine si andrà via con più di un dolce ricordo.

Se ne parla ormai da due settimane, ma sono sempre una sorpresa le chine e i disegni di Filippo Liardo: ex “picciotto” di Leonforte al seguito del Generale, divenne il pittore-cronista dell’avanzata dei Mille e delle campagne militari di Garibaldi che risaliva l’Italia. Gran parte del corpus di 57 opere è diventata un’esposizione permanente che il Comune ha allestito a Villa Bonsignore. A Leonforte si fa la fila per entrare nella Cartiera Crisa dei gemelli Giuseppe e Francesco Lo Gioco dove ci si muove tra fogli morbidi che fanno sognare diari segreti, lettere d’amore o taccuini d’artista.

E ancora, aprono il Museo etnoantropologico della “Caddivarizza” dedicato alla tradizione contadina; il Museo della Cuddura sulle forme rituali dei Pani di san Giuseppe. Si visitano le diverse “fonti” volute dal principe di Branciforti, si scopre la Leonforte in miniatura che meraviglia per i suoi particolari; si scende in un antico oratorio rupestre sotto il livello del terreno; o ci si meraviglia entrando nel settecentesco Palazzo Longo con interni e arredi ancora intatti.

Stavolta all’antica Pescheria (storica sede dei pescivendoli sin dal 1893) si dovrà stare attenti perché Angela e Maria racconteranno i segreti delle ricette tradizionali che usano la zucca, “la carne dei poveri” visto che dava sostanza nelle sere d’inverno. Due passeggiate: sabato e domenica (11-16) si cammina tra le chiese di Leonforte per scoprire opere di Novelli e dei Borremans che qui giunsero sul filo di commissioni eccellenti; domenica alle 10 un trekking urbano sul filo dell’acqua, ritrovando l’anima illuminata del principe Niccolò che amava circondarsi di giardini misteriosi.

Le Vie dei Tesori questo weekend chiude i battenti nelle sue prime dieci città siciliane, ma dal 4 ottobre si riparte: per tre fine settimana a Ragusa, Scicli, Noto, Sciacca, Marsala e Carini, e per cinque weekend i programmi monstre di Palermo e Catania. Con il supporto di Unicredit come main sponsor e dell’USR (Ufficio Scolastico Regionale) che collabora alla formazione dei giovani durante i due mesi di festival.

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