Rendiamo omaggio al calciatore siciliano Totò Schillaci, prematuramente scomparso mercoledì scorso, attraverso il ricordo di Totò Bertino. Icona dei Mondiali di Italia ’90, Schillaci ha lasciato un segno indelebile nella storia del calcio italiano. Attraverso il ricordo del suo amico Totò Bertino, rendiamo omaggio non solo al campione, ma soprattutto all’uomo che, lontano dai riflettori, era amico sincero e leale.
Con molto piacere e con non poche perplessità iniziali accetto l’invito dell’amico Riccardo Caccamo di scrivere un pensiero sul mio grande amico Totò. Non sarà facile riassumere in poche righe il pensiero e la stima che ho nei suoi confronti ma ci provo, ovviamente non servono presentazioni. Potrei raccontare tanti episodi vissuti insieme ma non voglio dilungarmi molto.
Ho conosciuto Totò, proprio così, ma non l’eroe di Italia ‘90, non l’idolo degli italiani, non il simbolo delle notti magiche, perché quelle notti ad essere sincero non le ho vissute. Ho conosciuto il Totò umano, quello lontano dagli schermi televisivi, lontano da un pallone, un amico con cui prendere un caffè al bar, da telefonare per sapere se va tutto bene.
Del Totò calciatore ne sentivo spesso parlare mio nonno, grande appassionato di calcio, in particolare della Juventus, così come spesso mi parlava di tanti altri campioni bianconeri, talmente tanto che ad oggi mi sento di apprezzare più il calcio degli anni passati a quello moderno.
Di quel Totò però mi innamorai particolarmente, perché siciliano, perché calciatore della Juventus e perché era conosciuto ed apprezzato da tutti, anche da chi non seguiva il calcio.
Ma perché tutto questo amore?
Crescendo mi iniziai ad informare su tutti quei calciatori conosciuti/sentiti tramite racconti di mio nonno, capii subito il perchè di quell’amore verso un siciliano, ed effettivamente lui non è la Juventus, il Messina e neanche l’Inter ma la Nazionale di calcio, Totò è il mondiale degli anni 90. Un vero e proprio simbolo di intere generazioni.
Un giorno leggendo il Giornale di Sicilia vidi un articolo. “DOMANI TOTÒ SCHILLACI OSPITE A CALTAGIRONE”, non esitai un secondo, chiamai subito mio padre ed il giorno dopo eravamo lì, non ci credevo, stavo per incontrare un calciatore della Juventus, anzi un siciliano che ha giocato nella Juventus. Nonostante il tanto imbarazzo riuscii a fargli autografare il suo libro ed una maglia della Juventus, un sogno.
Qualche settimana dopo, a dicembre per l’esattezza… ero in autobus verso Caltagirone e ricevetti una telefonata da un amico. “Pronto, ti passo una persona”, “Pronto Salvatore?”, quella voce l’avevo già sentita ma non riuscii subito a collegarla a Totò, “Sono Totò Schillaci, a dicembre sarò ad Enna con la mia famiglia, se ti fa piacere organizziamo qualcosa, ci conosciamo”. Gli dissi: “Totò Schillaci… Ma quello vero?”, mi rispose ridendo “Si! Sentiamoci nei prossimi giorni, ti mando un messaggio”. Si interruppe la chiamata, non potevo crederci, subito telefonai amici e parenti per raccontare cosa era appena successo.
Da quel messaggio ricevuto il giorno dopo riuscimmo ad organizzare una bellissima festa allo stadio “G. Gaeta” di Enna, pieno di gente che era venuta per lui, nonostante il periodo, era il 30 dicembre, bellissimo.
Quel giorno capii che persona era Totò, perché solo dopo essere arrivato ad Enna mi disse che aveva annullato l’impegno con la propria famiglia e che la sera prima si trovava a Napoli, ha viaggiato tutta la notte pur di essere presente.
Pensavo tra me e me… l’evento è terminato, tutto è andato per il meglio, ma chi lo rivedrà più? Passarono pochi giorni e mi telefonò per complimentarsi sull’organizzazione dell’evento e per la calorosa accoglienza ricevuta dai presenti. Ci salutammo entrambi con un “A presto Totò”.
Piano piano le telefonate diventarono tante, da entrambe le parti, spesso senza controllare l’orario o se fatte in una giornata di festa. Si parlava di tutto, della vita privata, degli impegni, del lavoro e quasi mai di calcio, ricordo una volta in cui mi telefonò poco prima di andare in onda su Canale 5.
Le nostre telefonate iniziavano sempre con una risata “Pronto Totò.” “Pronto Totò.”, avendo lo stesso nome sembrava quasi una presa in giro. Anche gli incontri, certe volte senza un reale motivo, il semplice piacere di incontrarsi e prendere un caffè con un amico.
Sì, Totò era un amico, sincero e leale, perché con il tempo si era creato questo rapporto, a tratti anche fragile, in particolare quando ha scoperto della malattia, ma nonostante tutto con forza e determinazione riusciva sempre ad avere un sorriso.
Ho avuto la fortuna di girare diverse città siciliane con Totò, spesso era ospite in svariati eventi, ho visto gente emozionata, tremare e spesso anche piangere dopo averlo visto, ricordo la sua non comune disponibilità e simpatia, perché con qualche detto in dialetto siciliano riusciva sempre a far sorridere la gente.
Credo che questo suo modo di essere spesso lo abbia anche penalizzato un po’, magari se fosse nato a Torino avrebbe avuto ancora più successo?
Durante un evento, quando già sapevamo della sua malattia, gli chiesi: “Ma non ti secca fare tutte queste foto? Non ti secca ascoltare sempre la canzone di Gianna Nannini? Ma basta, riposati.” Mi risponde: No, perché grazie a queste persone, oggi sono Totò Schillaci, anche grazie al loro affetto ho realizzato i miei sogni”.
Questo era Totò Schillaci, venuto dal nulla e diventato grande, un esempio da seguire.
Ho conosciuto Totò e poterlo raccontare mi rende fiero ed orgoglioso.
Chissà se mio nonno sa tutto questo, magari sarei io adesso a raccontagli di Totò?
Dopo la sua scomparsa sto ricevendo tanti messaggi e telefonate da parte di amici e parenti, questo mi rende molto orgoglioso ma allo stesso tempo molto triste perché ho perso un grande amico.
Grazie Totò, per i tanti momenti insieme, ti voglio bene.